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Le box primabbraccio (parte prima)

Premessa: quello che segue è nientepopodimenoche un post della categoria SPIEGONE. Quindi sedetevi comodi con una tazza di caffè molto lungo (o di tisana drenante se come me siete alle prese con la prova costume).

 

Vi avevo promesso che vi avrei spiegato come è nata l’idea di PRIMABBRACCIO.

Semplice (si fa per dire): mi sono chiesta cosa avrei voluto ricevere io per la nascita dei miei figli.

Volevo dare l’idea della prima coccola che il bimbo riceve – e dà- quando nasce, di quel contatto di cui i neonati hanno così bisogno quando improvvisamente si trovano catapultati nel mondo, in mezzo a mille stimoli e senza più la protezione del ventre materno.

Volevo che fosse qualcosa di utile, ma contemporaneamente che avesse il sapore di non essenzialità pragmatica che ha una coccola. Qualcosa che si potesse utilizzare fin dai primi giorni e che accompagnasse il bimbo anche dopo. Infine qualcosa che avesse a che fare con l’allattamento, ma che non escludesse le mamme che non possono o non riescono ad allattare al seno.

Insomma, volevo così tante cose insieme che ci ho messo quasi un anno a metterla a punto così com’è oggi.

 

Dunque, cosa contiene la box?

Innanzi tutto la copertina PRIMABBRACCIO.

Ho avuto due gravidanze molto diverse, ma entrambe si sono concluse con un parto cesareo d’urgenza prima del tempo. Morale della favola: ho avuto due figli nati lievemente prematuri, piccoli di peso (seppur grandi per l’epoca gestazionale), che sarebbero stati volentieri ancora un po’ nella pancia della loro mamma, se la natura glielo avesse concesso.

Ho dovuto imparare a maneggiare questi esserini piccoli e ancora privi di ciccia e, grazie alla straordinaria equipe della Terapia Intensiva Neonatale del sant’Orsola di Bologna ho imparato un sacco di cose riguardo ai neonati.

Ad esempio ho imparato che i neonati hanno bisogno di sentirsi contenuti, avvolti e che hanno bisogno del contatto skin to skin (che ricordi meravigliosi delle prime volte in cui ho appoggiato i miei bimbi sul petto e li ho tenuti semplicemente lì, per un po’).

In particolare mi hanno insegnato ad avvolgere il neonato in una specie di bozzolo (tecnicamente wrapping), utilizzando un telo morbido e leggero in cotone o una leggera copertina; in questo modo si ricrea il contenimento che il bimbo provava nel ventre materno e lui si sente più tranquillo e sicuro. In rete trovate tantissimi tutorial e siti in cui sono spiegate alcune semplici tecniche per avvolgere il neonato, alcune delle quali mutuate da culture in ogni parte del mondo che utilizzano da secoli questo metodo di fasciatura dei neonati.

Con Martino ho utilizzato questi teli anche per il bagnetto: lui ero molto piccolo e l’acqua era uno stimolo eccessivo, per cui lo immergevo avvolto e piano piano abbiamo iniziato a famigliarizzare anche con l’acqua.

Quando i bimbi sono cresciuti ho continuato ad usare questi teli di mussola o garza di cotone per ripararli dalle correnti d’aria nel passeggino, al mare, in vacanza. Tengono poco posto e si asciugano in fretta. Sono morbidissimi e di cotone, leggeri e traspiranti.

Per confezionare le copertine PRIMABBRACCIO ho cercato dei tessuti che avessero proprio queste caratteristiche e contemporaneamente avessero tutto lo stile filo.vero dentro. Ho voluto rifinirli al meglio, proprio come una vera copertina. E sono felicissima che tanti di voi li abbiano già scelti.

Mi piace pensare che filo.vero sia un pochino dentro i vostri primi abbracci in giro per il mondo.